In morte di fr. Fortunato Haggiai, missionario cappuccino

Martedì 18 ottobre scorso, è deceduto il nostro caro confratello fr. Fortunato Haggiai. Da diversi giorni, ormai, il suo quadro clinico sembrava essere sempre più compromesso, rendendo problematica la sua già malferma salute e, proprio nel giorno in cui la Chiesa celebrava la festa dell’evangelista Luca, la sua anima è volata al Cielo, nel silenzio e nella discrezione, così come è stata tutta la sua vita. Nella vita religiosa e sacerdotale di padre Fortunato, soprattutto per chi ha avuto la possibilità di conoscerlo e di condividere tratti di strada comune, non è stato difficile cogliere in lui lo sforzo di attuare una sequela autentica del Signore, in conformità alla Regola consegnataci dal nostro santo fondatore, Francesco d’Assisisi, e guardando con fiducia all’esemplarità di vita consacrata di san Pio da Pietrelcina. Molti possono dire di aver colto in lui quella povertà di spirito, che lo rendeva un uomo mite, pacifico, paziente, nonché misericordioso, soprattutto nell’esercizio del suo ministero sacerdotale. Possiamo considerare padre Fortunato, un frutto speciale del lavoro pastorale dei nostri missionari in terra di Eritrea. Egli, al secolo Ghebrezen, nasce a Sciausc (Keren-Eritrea) il 15 agosto 1933 da Haggiai e Zeudi. Negli anni Cinquanta padre Fortunato De Marzio da Serracapriola diventa la sua guida spirituale e lo porta in Italia, dove, all’età di ventidue anni, veste l’abito religioso nel noviziato di Morcone, il 9 ottobre 1955. Per affetto filiale verso padre Fortunato da Serracapriola assume lo stesso nome ed emette la professione temporanea, sempre a Morcone, il 14 ottobre 1956. Il 7 febbraio 1960 emette la professione perpetua a Campobasso, mentre, terminati gli studi di Teologia, viene ordinato sacerdote a Bari, il 30 marzo 1963. Dal 1963 al 1965, padre Fortunato viene trasferito a Roma, presso il Collegio internazionale “San Lorenzo da Brindisi”, per conseguire, presso l’università Urbaniana, il dottorato in Diritto canonico. Quindi, desideroso di tornare in terra di missione, nel maggio del 1969, si reca in Francia per imparare la lingua e, nel luglio dello stesso anno, parte per la nostra missione in Ciad, a Baibokoum, con l’incarico di collaboratore di padre Attilio Ladogana per lo studio della lingua Mboum. Nel settembre del 1987 viene trasferito nella missione di Goré. Nel 1997 chiede l’aggregazione alla neo Vice Provincia del Ciad-RCA e vi rimane fino al 2011, con diversi incarichi fra Goré e Bam. Nel settembre 2011 rientra definitivamente in Italia presso la Fraternità di San Giovanni Rotondo come confessore, poi come cappellano dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, dove sono ancora vivi il ricordo della sua presenza silenziosa, ma consolante al capezzale dei degenti, nonché l’ammirazione dei medici e del personale sanitario per il suo servizio umile e instancabile. Per un triennio, dal 2014 al 2017, viene trasferito a Pietrelcina come confessore, per poi rientrare a San Giovanni Rotondo presso la nostra Infermeria provinciale. Fr. Fortunato ha vissuto nel Ciad per oltre 40 anni, seminando nei cuori di quella gente la Parola di Dio e facendosi carico, insieme ai confratelli missionari, delle loro necessità. È stato povero con i poveri, consolatore dei cuori afflitti, custode attento delle anime, espressione eloquente di carità evangelica. La sua vita religiosa e sacerdotale, sin dall’inizio, è stata contrassegnata da tratti nobili di umanità, nonché da una profonda e credibile spiritualità francescana, vissuta con semplicità, povertà e non priva di gesti e comportamenti che lasciavano emergere anche aspetti originali della sua terra e della sua gente, come lo schiocco delle dita con cui accompagnava musica e canto durante le liturgie. Di indole dolce, disponibile, obbediente, delicato e rispettoso, era incline alla preghiera continua e profondamente sentita, nonché alla contemplazione; uomo schivo che riusciva, però, ad esercitare fascino ed ammirazione in chi lo avvicinava. Anche se di poche parole, la sua presenza umile e discreta diceva tanto di lui e del suo mondo interiore. Era stimato sacerdote e ricercato confessore, dovunque l’obbedienza l’ha destinato.


Categoria news data: 22-10-2022

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